Un investimento per tutta la vita

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Un investimento per tutta la vita

Oggi, a pochi mesi dalla nascita della mia seconda figlia, sento, ancora più di prima, il desiderio di dedicarmi a voi future e neo mamme. Infatti mi sono resa conto del buco in ambito nutrizionale nel nostro sistema sanitario (non nello specifico dei professionisti che ho incontrato).
Già nel momento in cui un uomo e una donna desiderano la nascita di un figlio, il sistema dovrebbe prevedere un supporto atto a favorire il miglioramento e la correzione della loro alimentazione. Infatti una serie di evidenze scientifiche accumulate negli ultimi trent’anni ha  dimostrato che l’implementazione di alcune buone pratiche in età fertile e soprattutto nel periodo preconcezionale riducono in maniera significativa i problemi di fertilità, migliorano il decorso e l’esito della gravidanza e riducono il rischio di difetti congeniti. Ad esempio molte donne sono affette da infertilità causata da PCOS (Sindrome dell’ovaio policistico) che trova una efficace soluzione nella dieta a basso indice glicemico ed insulinemico (abbinata eventualmente a calo ponderale, movimento e alcuni integratori).
La futura madre si trova a vivere un momento fisiologico (normalità, problemi di fertilità, gravidanza, allattamento e poi svezzamento) particolarmente importante. Infatti la nutrizione materna e poi del piccolo è il primo investimento per la salute futura del bimbo poi adulto e quindi vero investimento anche per il nostro Paese (“Prevenire è meglio che curare”).
Ecco perché trovo fondamentale, prima di parlare nello specifico di gravidanza, allattamento e svezzamento, spiegarvi la centralità dei primi 1000 giorni. Questo periodo molto speciale parte dal concepimento (ossia l’incontro tra le due cellule, materna e paterna, che danno origine alla Nuova vita) e arriva fino ai primi due anni di vita del bambino. 

I primi 1000 giorni

Possiamo definire i primi 1000 giorni come la finestra temporale che offre l’opportunità di affacciarsi alla vita con un bagaglio sano, presupposto per il mantenimento dello stato di salute nelle tappe successive dell’esistenza intera e oltre (perché influenza anche ciò che sarà dei figli dei nostri figli). Lo sottolinea il documento di consenso HELP (Human Early Life Prevention) della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps), consultabile sul sito www.sipps.it. Quanto sia essenziale tenerne conto si capisce dalle parole di Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps: «Le malattie su cui i primi mille giorni hanno effetto rendono conto del 70 per cento della mortalità nel mondo e del 90 per cento di quella nell’Unione Europea. Se riuscissimo a prevenirle educando le future mamme potremmo cambiare le sorti della maggioranza della popolazione».

Per comprendere a pieno l’importanza dei 1000 giorni dobbiamo inoltrarci nel concetto di “fetal programming hypothesis” del medico ed epidemiologo britannico David Barker. Il gruppo di Barker e numerosi studi successivi hanno confermato la teoria secondo la quale, durante periodi critici dello sviluppo, eventi o stimoli che si realizzano nell’organismo possono “programmare” la sua struttura a lungo termine o la sua funzione. Questo avviene perché in particolare in questo periodo di massima plasticità possono avvenire modifiche epigenetiche cioè cambiamenti nell’espressione genica senza cambiare il codice del DNA. In altri termini, la carenza o l’eccesso di alcuni macro o micronutrienti possono “accendere” o “spegnere” geni, cioè attivarli o disattivarli con conseguenze varie per la salute e l’insorgere di malattie nel corso della vita (malattie cardiovascolari e respiratorie, obesità e diabete, tumori e patologie neurodegenerative). 

Nei primi 1000 giorni i neonati, inoltre, subiscono un rapido periodo di crescita, di sviluppo del sistema cerebrale e di maturazione funzionale. La lunghezza che avevano alla nascita si raddoppia, il peso quintuplica e il cervello cresce di un grammo al giorno. E anche se il bambino è in media 5 volte più piccolo di un adulto, le esigenze nutrizionali per kg di peso al giorno sono 7 volte maggiori (fabbisogno di ferro: 5,5 volte più alto, di calcio: 4 volte più alto; di acidi grassi essenziali: 3 volte più alto). Come vedremo nell’articolo dedicato, il latte di una donna in salute e con una corretta alimentazione, (per i primi sei mesi e poi di rinforzo fino ad almeno il primo anno di vita) è naturalmente creato “perfetto” per fornire tutti i nutrienti e i componenti bioattivi di cui il bambino necessita per uno sviluppo ottimale. Invece, dallo svezzamento è necessaria una nutrizione appropriata creata su misura dei fabbisogni specifici del bambino.

Obesità e i primi 1000 giorni

Un esempio paradigmatico della criticità dei primi 1.000 giorni è rappresentato dall’obesità, considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’emergenza sanitaria del terzo millennio. E l’Italia, come dimostrato dal sistema di sorveglianza nazionale “OKkio alla salute”, è tra i paesi europei con i valori più elevati di eccesso ponderale nella popolazione in età scolare con una percentuale di bambini in sovrappeso del 20,4% e di bambini obesi del 9,4%, compresi i gravemente obesi che rappresentano il 2,4% (dati indagine 2019).

Per decenni l’obesità infantile è stata affrontata attraverso interventi dietetici realizzati prevalentemente in età scolare e adolescenziale. I risultati sconfortanti e la mole di evidenze scientifiche raccolte in seguito hanno suggerito la necessità di spostare l’attenzione su epoche più precoci della vita. L’eccessivo apporto proteico, assunto dal lattante e dal bambino di prima infanzia rappresenta il principale imputato nella multifattoriale eziopatogenesi dell’eccesso ponderale in quanto determina uno stimolo ormonale che provoca l’accumulo di adipociti (cellule di grasso) in modo irreversibile e un precoce adiposity rebound cioè un incremento del IMC (rapporto del peso rispetto l’altezza al quadrato e indice dello stato ponderale) verso i due anni invece che come normale tra i cinque e sei anni di età. 

L’esperienza maturata in ambulatorio mi fa osservare che questo rappresenta uno dei principali errori commessi durante lo svezzamento (e non solo). L’assunzione di proteine, soprattutto di origine animale, raggiunge spesso il doppio e alle volte anche molto di più del fabbisogno raccomandato. La causa? Credo una mancanza di trasmissione di informazione e consapevolezza alle famiglie a partire dall’alimentazione complementare che porta a facili eccessi. Per citare solo alcuni esempi: uso del latte vaccino prima dell’anno di età in luogo del latte di mamma o di proseguimento, troppo abbondanti porzioni di secondi piatti (carne, pesce, ecc.) con esclusione del cereale, formaggio aggiunto alle pappe oltre alla pietanza proteica e non come piatto unico, yogurt o panini farciti proposti come spuntini. 

L’errore soprattutto per le generazioni passate è che l’immagine tanto piaciuta del bimbo paffutello, quindi considerato “in salute e ben nutrito”, potrebbe corrispondere, invece, ad un potenziale investimento in obesità. Tale condizione è destinata a mantenersi o può manifestersi in fasi successive della vita con tutte le patologie ad essa correlate (ad esempio già in età precoce difficoltà di respirazione, aumento rischio fratture, ipertensione, marcatori precoci di malattie cardiovascolari, insulino-resistenza, effetti psicologici non piacevoli, ecc.).

Il sistema immunitario e la salute intestinale

Altro aspetto emerso dagli studi è che la nutrizione della prima fase dello sviluppo gioca un ruolo fondamentale anche per lo sviluppo del sistema immunitario e della salute intestinale.  All’interno del nostro tratto gastrointestinale sono presenti più di 100 trilioni di batteri. Questo popolo di microbi, chiamato microbiota, ci aiuta ad assimilare il cibo, ci protegge da molte malattie e ci fa stare meglio. Numerosi studi hanno confermato che il microbiota intestinale svolge un ruolo fondamentale nel funzionamento di vari organi, come il tratto gastrointestinale. E’ risultato, inoltre, essere un importante organo metabolico e svolge un ruolo cruciale nel funzionamento e nello sviluppo del sistema immunitario agendo come meccanismo di difesa contro microrganismi esogeni e/o patogeni e impedendo anche la crescita eccessiva dei potenziali patogeni presenti naturalmente nell’intestino in quantità limitata. In molti stati patologici, sia dell’infante che dell’adulto si osserva una riduzione delle specie eubiotiche, in particolare dei bifidobatteri, ed un aumento dei batteri patogeni che favoriscono la permeabilità intestinale e instaurano un’infiammazione subclinica precursore di malattie come allergie, dermatite atopica, obesità e infiammazioni intestinali. 

L’iniziale colonizzazione intestinale del piccolo origina dalla madre ed è modificata dal tipo di parto, viene alimentata poi dagli straordinari prebiotici presenti nel latte materno e prosegue in biodiversità e con specie preponderanti in zona microbiota adatte in equilibrio se assunti alimenti “vivi” a base vegetale con la giusta quantità di fibre e senza eccessi proteici stabilizzandosi verso i 3 anni.

Ecco che, in conclusione, la costruzione equilibrata del microbiota generata (salvo antibiotici) da una sana nutrizione materna e del nascituro, offre l’opportunità di garantire una buona salute nelle prime fasi di vita, ma anche di influenzare le condizioni di salute negli anni a venire.

Sviluppo del gusto e preferenze

La nutrizione, nel primo periodo di vita, non influenza solo la crescita, la predisposizione genetica  alle malattie e il microbiota intestinale ma anche il gusto e le preferenze alimentari. Questi ultimi sono fondamentali per creare abitudini e scelte salutari, nonché un sano appetito nel corso della vita (programmazione comportamentale).

Il gusto viene definito come la funzione sensoriale specifica per avvertire il sapore dei cibi. E’ dovuto in parte, alle cellule nervose presenti in bocca (papille gustative), capaci di riconoscere i sapori, e in parte ai recettori termici e tattili che contribuiscono a darci altre informazioni sul cibo (temperatura, consistenza, volume e forma). Sappiamo che esistono alcuni fattori genetici che causano differenze nella percezione del gusto, ma solo alcune delle nostre preferenze gustative sono biologicamente preimpostate (ossia derivano dal patrimonio genetico). Sono, invece, molte le preferenze legate al gusto che derivano dalle diverse esperienze effettuate. La definizione delle nostre preferenze di gusto inizia, infatti, nel grembo materno e continua poi per tutto il resto della vita.

E’ affascinante a mio parere conoscere le fasi di sviluppo dei recettori del gusto nel feto durante la gestazione. La prima percezione del sapore ha inizio a partire dalla 12a settimana. In questa fase il bimbo è in grado di deglutire e i composti aromatici contenuti nel liquido amniotico stimolano i recettori del gusto (presenti già alla 10a settimana e che aumentano fino alla nascita). Tra la 26a e la 28a settimana sono visibili le prime variazioni dell’espressione facciale collegate ai recettori del gusto. Nella 32a settimana il feto è in grado di aumentare o diminuire la velocità di deglutizione in base al cambiamento di sapore del liquido amniotico (aumenta se è più dolce, diminuisce se è più amaro). La piccola creatura che sta crescendo nel ventre materno inizia, quindi, a conoscere il gusto dei vari alimenti. Perfino il sapore dell’aglio, se lo mangia la mamma gravida, diviene più accettato dal piccolo.

In seguito, il neonato viene stimolato ad ampliare il suo orizzonte gustativo attraverso il latte materno, che è un alimento “dinamico”. Ciò significa che varia di giorno in giorno col variare dell’alimentazione materna, trasmettendo, così, numerosi aromi dei cibi scelti dalla madre. Le esposizioni a questi sapori forniscono al bambino l’opportunità di farne esperienza e imparare ad apprezzarne il gusto. Questo, ovviamente, non avviene per i piccoli allattati con latte artificiale che, invece, presenta sempre lo stesso sapore ed è un alimento “monotono”. Questo è uno dei tanti motivi per cui è preferibile l’allattamento al seno. (Si stanno attualmente sperimentando latti artificiali con “sapori aggiunti”, ma essendo aromi non so dire se sarà un vantaggio!). 

Il neonato, poi, arriva a conoscere completamente il gusto degli alimenti nel momento dello svezzamento. In questa fase i bambini iniziano a scoprire nuovi sapori e consistenze sviluppando esperienze gustative che condizioneranno le scelte alimentari nella vita da adulto. Un’alimentazione complementare salutare impostata scegliendo la corretta varietà di alimenti è molto importante poiché durante questo periodo gli alimenti nuovi vengono accettati più facilmente e gli studi sottolineano che i comportamenti e le preferenze alimentari create nei primi due-tre anni tenderanno a rimanere inalterate nel corso della vita. Potrebbe essere necessario per alcuni bambini, dopo i 18-24 mesi, superare il periodo critico della neofobia alimentare cioè un atteggiamento di paura, e quindi il rifiuto, nei confronti degli alimenti che vengono introdotti nella sua alimentazione. Ma di questo (o ma di neofobia alimentare), che rappresenta un importante problema riferito da molti genitori e causa di selettività forte dei bambini più grandicelli, torneremo in un articolo specifico. 

In questo meravigliosa finestra di opportunità, inoltre, si impostano anche il comportamento alimentare e l’atteggiamento verso il cibo: non solo, quindi, la qualità degli alimenti e le scelte legate al gusto ma anche orari dei pasti, modalità di consumo degli stessi (es. durata, utilizzo contemporaneo della tv), emozionalità legata al pasto (es. clima di serenità, cibo come compenso o punizione), ecc.

Conclusioni

In conclusione, i primi 1000 giorni per ogni individuo sono di vitale importanza. E’ mio dovere, quindi, sensibilizzarvi  a investire per la salute soprattutto in questo periodo per i vostri figli (e il loro futuro)

Ritengo sia importantissimo affidarsi a professionisti, come ginecologi, ostetriche, dietisti e altre figure sanitarie che abbiamo al centro del loro pensiero non i numeri ma la persona. Figure che anche nella mia personale esperienza sono state in grado (anche in un periodo complesso come l’adolescenza) di plasmare e modificare le mie abitudini alimentari con la visione della possibilità di diventare un giorno mamma. Spero anch’io di essere allo stesso modo ispirazione, esempio e figura professionale di riferimento per tante mamme che si stanno avvicinando a questo meraviglioso percorso della vita.

Bibliografia

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  • Luciano Proietti e Bietolini Sabina. I primi 1000 giorni. Manuale di alimentazione naturale fisiologica. 
  • Leonardo Pinelli e Maria Antonietta Zedda. Imprinting alimentare. 2018
  • Gandini Vera. Svezzamento: un affare di famiglia. A mangiar bene si impara da piccoli. Ed. Il leone verde, 2021.
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